Sono nata nei mitici anni ’90 in un giorno di metà Novembre.

A 13 anni ho fatto il mio primo viaggio da sola per imparare il francese, quando appena adolescente sono stata mandata in Francia a Poitiers, ospite di una famiglia formata da mamma, figlia, zia, che non sapevano una parola di italiano, un cane e un coniglio di nome Bamboo.

Dopo la laurea in statistica nel 2016 ho cominciato a lavorare come impiegata.

Non sono una persona che vive viaggiando; sono una persona normale con un lavoro impiegatizio, un mutuo che ogni primo del mese arriva puntuale a riscuotere e le ferie contate.

Questo però non ha mai rappresentato un limite alla mia voglia di scoprire posti nuovi e così compro un biglietto aereo ogni volta che posso.

Perché sono curiosa e perché voglio conoscere il più possibile questo mondo.

Sono una viaggiatrice che cerca adrenalina, avventura e viaggi così intensi da risultare quasi estenuanti. Sono allergica agli acari, ma soprattutto alla vacanza tutta ombrellone e spiaggia, perché vedo nel rientro a casa il momento in cui riposare, mentre il viaggio è un periodo da vivere al massimo delle proprie possibilità.

Non voglio lasciare il mio lavoro per viaggiare a tempo pieno, mi piacerebbe solo poter viaggiare maggiormente e con più libertà, ma tornando poi a casa mia, dove c’è chi mi vuole bene.

Ho una passione per gli on the road e per le grandi città.

Credo ci sia una gran differenza tra il viaggio e la vacanza: la vacanza è una trasferta che ha come scopo rilassarsi.

Viaggiare è un’altra cosa.

Il motivo per cui mi sono appassionata ai viaggi on the road è la libertà di scegliere. Scegliere di viaggiare di notte per vedere l’alba nella natura. Scegliere di fermarsi per qualche giorno in un paesetto in mezzo al nulla. Scegliere di rinunciare alla meta turistica imperdibile.

Viaggiare on the road significa fare quello che si vuole e vuol dire anche rischiare ed accettare che non tutto vada sempre come lo avevi programmato.

L’unica persona che ha il potere di organizzarlo e pianificarlo sei tu.

In famiglia siamo appassionati di cucina, nonna Panna (così chiamata per distinguerla dall’altra nonna, anche lei di nome Anna) e nonno Luciano tramandano di generazione in generazione la loro arte e i miei genitori, esperti di fornelli, fantasticavano sempre su un fantomatico agriturismo che avrebbero dovuto aprire sui Colli Euganei, “Agriturismo Bellavitis”.

L’idea però non ha mai preso piede, ma il termine è rimasto negli anni (il nostro gruppo di famiglia di whatsapp si chiama così).

Ho quindi deciso di prenderlo in prestito per il mio blog di viaggi, per dargli vita e poterlo finalmente concretizzare in qualcosa che da sogno è diventato realtà.

Un blog di viaggi, dicevo, dei miei viaggi. Sì perché a 19 anni mi sono resa conto di avere questa passione un po’ per caso (diciamo soprattutto per una questione di sopravvivenza).

Quello che all’epoca era il mio ragazzo e i suoi 4 amici avevano deciso di andare in ferie a Malta. Era l’Agosto del 2010 ed ero l’unica ragazza della comitiva: il che spiega la questione della sopravvivenza. L’informatico del gruppo aveva trovato un appartamento per una settimana a San Giuliano e un volo economico per La Valletta e aveva spento il computer.

Ma cos’avremmo fatto per una settimana a Malta???

Il mio panico iniziale ben presto si trasformò in curiosità, cominciai a leggere articoli sulle spiagge più belle dell’isola, presi informazioni sui mezzi di trasporto, sui ristoranti, sui locali per la movida notturna, ecc… Una vacanza bellissima, a parte la febbre degli ultimi giorni: tra tutte le informazioni infatti, non avevo captato la più importante, ovvero che Malta è un paradiso molto ventoso.

Da quel momento in poi non mi sono più fermata, più viaggiavo e più mi veniva voglia di farlo ancora.

Negli anni sono migliorata e gli amici hanno cominciato a chiedermi consigli sulle prenotazioni e sugli itinerari e a distanza di 10 anni, mi sono finalmente decisa di raccogliere in un grande diario virtuale tutti i miei viaggi, per condividerli con chiunque ne avesse bisogno.

Perché non puoi comprare la felicità, ma puoi sempre organizzare un viaggio.